Una notte di mezza estate a Les Copains d’Abord, un bellissimo locale aperto – prima di tutto – agli amici di sempre. E noi* a tentare questo esperimento: eseguire integralmente quel capolavoro di “Non al denaro, non all’amore nè al cielo” di Fabrizio De Andrè”. In duo.

Ma ecco soffia il vento e si porta lontano
il cappello che mio padre tormentava in una mano.

Come è stato scritto da Alessandri ben più illustri, ci sono matrimoni che pare non s’abbiano da fare… così è bastato poco per mandare all’aria (letteralmente) le belle tovaglie e la cura nella preparazione di una serata progettata da un anno. Abbiamo accennato l’inizio delle prime canzoni, ma…

Ecco cade la pioggia da un cielo maldisposto
deciso ad impedire le nozze ad ogni costo

Tutti gli ospiti saltano in piedi, si riparano sotto i portici. Noi stacchiamo cavi e buttiamo in macchina mixer e casse prima che si bagni tutto. Le cameriere spostano al volo i tavoli e cercano di salvare il salvabile, ma non si capisce più chi ha già mangiato e chi no e la numerazione dei tavoli è saltata. Noi intanto siamo seduti sui gradini del locale in attesa che si calmi un po’ la situazione e contempliamo l’allegro casino…

Così arriva il secondo tempo della serata, quello delle buone notizie, e con un impianto di fortuna ci rimettiamo a suonare. Ne viene fuori una serata splendida, partecipata, cantata, ballata, bagnata. Perché poi funziona così: tutto l’impegno e la cura, noi musicisti li mettiamo nella preparazione del concerto. Ed è una preparazione che inizia all’alba dei tempi, quando si mettono per la prima volta le dita sullo strumento e non finisce mai più. Ma quando poi si è sul palco, beh, i concerti si assomigliano un po’ tutti. Così quando la musica finisce e l’emozione sfuma, cosa rimane? Non certo l’autocompiacimento per aver suonato bene o il rammarico di non aver suonato al meglio.

Ciò che rimane è soprattutto il ricordo di tutto ciò che ci è accaduto intorno, il contesto. Ed ecco, non accade sempre, ma ci sono occasioni che si ricordano meglio di altre, perché complete e fatte di colori, di voci, di volti, di sapori. L’altra sera a Les Copains d’Abord è stata una di quelle, e non è poco…

Mostrando i pugni nudi gli amici tutti quanti
gridarono “per Giove, le nozze vanno avanti”
per la gente bagnata, per gli dei dispettosi
le nozze vanno avanti, viva viva gli sposi.

 

* “noi” siamo Carlo Gorio e io